venerdì 14 marzo 2014

Quote rosa: strumento per la parità di genere



Come prima cosa mettiamo in chiaro due punti: il primo è che “quote rosa” è un’espressione da riserva indiana che risulta fuorviante rispetto al fine per cui è utile normare i numeri della rappresentanza e quindi nel parlare diremo “democrazia paritaria”.  Il secondo punto è quello cruciale. Perché è importante il 50 e 50 stabilito per legge? Innanzi tutto perché risponderebbe a un ruolo auspicabile della politica che è quello di indirizzare e anticipare i cambiamenti e non di sancirli e rincorrerli o, peggio ancora, ostacolarli. Se la parità è un obiettivo reale della politica, dovrebbero esserlo anche gli strumenti per raggiungerla.  La richiesta è 50 e 50 ovunque si decide, sarebbe a dire, per esempio, che non va bene se il governo è per metà di ministre se poi tutte le nomine a sottosegretari sono maschili. 
Il merito è poi l’argomento preferito dai detrattori (e dalle detrattrici) delle quote. Volendo entrare nella retorica del merito si potrebbe argomentare che ci sono molte donne meritevoli escluse dalla politica perché uomini per niente meritevoli occupano posti che dovrebbero essere loro. Se andiamo infatti a vedere chi sono gli uomini in parlamento, il merito di sicuro non è sempre stato il criterio di selezione.  Ma anche quando fossero donne immeritevoli alla pari ai loro corrispettivi uomini, questo sarebbe un piano di discorso secondario: la possibilità che ogni parte sociale sia rappresentata a pieno titolo è un problema di giustizia e non di coscienza. In quest’ottica un parlamento prevalentemente maschile è deprecabile tanto quanto un parlamento tutto bianco, o tutto di ricchi o tutto di professionisti (notai, avvocati, professori, medici) o tutto di anziani. Certo, non sempre le donne che poi arrivano in parlamento rappresentano gli interessi delle donne, così come non tutti i precari rappresentano i precari, ecc ma sono pur sempre un elemento di discontinuità nel monopolio maschile. Infine è utile ribadire che c’è un legame proficuo tra proporzione di donne parlamentari e diritti delle donne: i paesi in cui ci sono più donne in parlamento sono quelli dove i diritti delle donne (e conseguentemente quelli LGBTI) sono più avanzati e dove l’introduzione di misure per la promozione della parità di rappresentanza è avvenuta decenni fa.
Alla Camera  tre emendamenti per la parità di genere non sono passati. Questo è grave, significa che il governo e la maggioranza non considerano la parità un elemento importante, ma di questo ci eravamo accorte già con la scelta del voto segreto. La partita non è ancora finita, aspettiamo di vedere cosa succede al senato.  Comunque sia la parità è finalmente entrata nell’agenda politica, con la speranza che, visto che legge e cultura sono parte di un medesimo cambiamento, anche se la legge non dovesse passare  i partiti si sentano obbligati a rispondere di un’istanza divenuta diffusa. Ancora meglio sarebbe che lo strapotere degli uomini nei partiti non obblighi le donne in ruoli secondari e subalterni, ma che le donne che scelgono la politica istituzionale sappiano prendere e pretendere lo spazio per agire la propria soggettività politica. L'augurio è più donne, consapevolmente donne. Ma siamo disposte ad applaudire anche prima della virgola.

mercoledì 12 marzo 2014

Quando gli intellettuali tacciono



 
Quando gli intellettuali di un paese tacciono è segno che quel paese si è avviato verso una lenta ma inesorabile ed irreversibile decadenza.
Chi in un modo o in un altro ha avuto a che fare con il Movimento Cinque Stelle sa che le dinamiche interne al movimento sono tutt’altro che trasparenti e che tale mancanza di regole, scambiata in un primo momento per “libertà di autodeterminazione” dell’azione politica sui territori, si trasforma ben presto in “libertà di espulsione” delle teste pensanti, da parte di capi e capetti in ordine sparso.
Questa verità la conoscono tutti.  Nessuno, che abbia avuto a che fare con la macchina pentastellata, può ormai dire di non aver capito questa semplice verità.
Ovviamente tutto questo non avrebbe importanza per nessuno, a parte gli iscritti che volontariamente volessero farsi usare e poi gettare, se non fosse che il M5S si candida a governare l’Italia.
Mi chiedo perciò  come sia possibile assistere da un lato al silenzio di certi intellettuali o presunti tali,  e dall’altro alla retorica del “parlamentare che solo ora se ne accorge”!
Ebbene, il parlamentare espulso forse se ne è accorto solo ora o, come tutti sanno, se ne era accorto fin dalla elezione di Piero Grasso a Presidente del Senato e non ha voluto crederci.  Si è buttato a capofitto sul proprio lavoro, all’ascolto della base, ai banchetti tutti i weekend, sperando che le cose cambiassero. E tuttavia  piano piano si è reso conto che invece, davvero la misura era colma, e che la propria dignità non gli permetteva più di stare zitto o di parlare a vuoto nelle assemblee di un partito che predica democrazia e agisce imponendo dall'alto regole e linea politica.
Gli espulsi se ne sono accorti tardivamente, ma gli va dato atto di averci provato a cambiare le cose, non fosse altro che per non deludere chi, come loro,  aveva creduto che il M5S fosse qualcos’altro.
Mi chiedo invece come taluna stampa sedicente libera da padroni, ma probabilmente schiava del proprio stesso rancore nei confronti della casta, stia contribuendo ad evidenziare il Grande Inganno di cui sono vittime migliaia di persone che ancora credono di essere attori di un cambiamento e che invece sono solo pedine telecomandate da un Blog,  pezzi di un puzzle di cui non si conosce il disegno.
Mi chiedo come mai taluna stampa non faccia emergere il Grande Pericolo per la democrazia  derivante dalla possibilità che il M5S prenda  il potere e governi il Paese con le stesse logiche epurative  con cui governa se stesso. 
Mi chiedo come mai taluna stampa non avverta il dovere morale di difendere senza se e senza ma la libertà di opinione e di pensiero che deve essere garantita in ogni contesto sociale e politico. Libertà che consente sicuramente ai singoli di dissociarsi da organizzazioni nelle quali non si riconoscono più, ma che consente altresì agli stessi, di rimanere dentro quelle organizzazioni, qualora ne ravvisino l’opportunità politica senza per questo dover essere discriminati, ne tanto meno allontanati.
Mi chiedo come mai taluna stampa finga di non sapere come diversi giornalisti siano stati messi alla gogna  per essere stati critici nei confronti di tale partito.
Ciò che mi rattrista è che si tratta di quella stampa in cui credevo e mi riconoscevo … Travaglio,  Gomez .. Scanzi ..  danno un colpo alla botte e uno al cerchio per dimostrare di essere corretti, ma non lo sono in questa vicenda … non lo sono quando non dicono certe amare verità, o si esprimono con frasi retoriche  che potrebbero stare in bocca soltanto a un Di Battista di turno.  
Rischiano cosi  di essere di fatto complici di un vero e proprio inganno ai danni del povero e martoriato popolo italiano, che crede di affidare la propria disperazione a propri portavoce ed invece si ritrova non solo a non contare nulla, ma a sentirsi dire che se non gli piace la linea che man mano viene dettata dall’alto, allora “ha sbagliato a votare” e tanti saluti!!

martedì 11 marzo 2014

A chi esita

 

Dici:
  per noi va male. 
Il buio cresce. 
 Le forze scemano.
Dopo che si è lavorato tanti anni
noi siamo ora in una condizione
più difficile di quando
si era appena cominciato.
-
E il nemico ci sta innanzi
più potente che mai.
Sembra gli siano cresciute le forze, ha preso
una apparenza invincibile.
E noi abbiamo commesso degli errori,
non si può più mentire.
Siamo sempre di meno. Le nostre
parole d'ordine sono confuse. Una parte
delle nostre parole
le ha stravolte il nemico fino a renderle
irriconoscibili.
-
Che cosa è ora falso di quel che abbiamo detto?
Qualcosa o tutto?
Su chi contiamo ancora?
Siamo dei sopravvissuti, respinti
via dalla corrente? Resteremo indietro, senza
comprendere più
nessuno e da nessuno compresi?
O dobbiamo sperare soltanto
in un colpo di fortuna?
-
Questo tu chiedi. Non aspettarti
nessuna risposta
oltre la tua.

Bertolt Brecht


Vita da ex cinque stelle


 
Chi è stato un cinquestelle ha solo due possibilità: PIEGARSI al non -senso della macchina pentastellata  o iniziare un non facile percorso di DISINTOSSICAZIONE